Orrore in Brasile: arrestato e ucciso dal gas di un candelotto nel bagagliaio dell'auto della polizia
L'uomo, 38 anni, era stato perquisito dagli agenti che gli avevano trovato in tasca una scatola di medicine contro l'epilessia. Poi si è scatenata la violenza davanti a decine di testimoni
Sdegno e ancora forti proteste in tutto il Brasile per l’ennesimo abuso della Polizia Federale. Dopo aver fermato un uomo per un normale controllo, lo ammanetta, lo chiude dentro il bagagliaio dell’auto di pattuglia assieme a una bomba lacrimogena e lo uccide. Un omicidio assurdo: soffocato come in una camera a gas. Roba da nazisti. Ma in Brasile la polizia agisce così. Prima spara e poi parla, ordina, arresta. Spesso ferisce, molto volte assassina. Vere esecuzioni dopo battaglie campali con miliziani armati fino ai denti.
Questa volta è stato diverso: c’è scappato il morto sotto gli occhi di tutti. Non era in corso alcuna incursione in una favela, nessuno scontro a fuoco. Mercoledì mattina. La vittima, un uomo di 38 anni, Genivaldo Jesus Santos, percorre in sella alla sua moto le vie di Umbaúba, Stato di Sergipe, nord est del Brasile. Una pattuglia lo nota, lo ferma, lo fa scendere dal mezzo, gli intima di alzarsi la maglietta per vedere se nasconde armi o droga. Jesus borbotta un po’, si lamenta, chiede spiegazioni. Ma ubbidisce. Si fa controllare, gli trovano in tasca un pacchetto: è la medicina che deve prendere contro l’epilessia di cui soffre. I poliziotti lo strattonano, guardano quella confezione e sorridono: “Eccola là, questa è droga”.
Lui nega, si divincola. Lo ammanettano. L’uomo adesso urla. È pieno giorno, la gente si ferma ad osservare la scena. Molti iniziano a filmare con i cellulari. I due agenti tengono tutti alla larga, dicono che è un’operazione di polizia. Genivaldo viene piegato per la testa, afferrato, infilato a forza nel portabagagli. Si divincolerà ancora per cinque minuti, mezzo corpo infilato nel cofano, le gambe che si muovono penzoloni all’esterno. I due poliziotti afferrano un candelotto lacrimogeno e lo lanciano all’interno. C’è anche un’esplosione, assordante. Il fumo invade il portabagagli, esce dallo sportellone, il fermato continua ad agitare le gambe. Una scena grottesca ma terribile. La gente che è diventata una folla grida. I poliziotti ringhiano qualcosa, tengono ancora tutti a distanza. La gente urla: “Lasciatelo, lo state uccidendo”.
Le gambe restano penzoloni, non si muovono più. I due poliziotti afferrano il corpo ormai immobile e lo trascinano nei sedili posteriori. Sono convinti di averlo sedato, tipo cavia da laboratorio. Partono verso il commissariato, lungo il tragitto si rendono conto che Genivaldo Jesus Santos non dà segni di vita. Si preoccupano, deviano verso l’ospedale. I medici cercano di rianimare l’uomo. Ma è morto. Si apre un’indagine e la polizia offre subito la sua versione dei fatti: “Il signor Santos era stato arrestato perché aveva resistito attivamente all’intervento degli agenti. A causa della sua aggressività sono state utilizzate tecniche di immobilizzazione e strumenti non offensivi”.
di Daniele Mastrogiacomo19 Maggio 2022
Gli credono tutti i presenti. Alcuni hanno ripreso la scena e postano sui social i video. La verità in diretta. Schiacciante. Si vedono le manette, le reazioni della vittima, lui che viene scaraventato nel portabagagli e poi il botto della granata lanciata all’interno e il fumo che esce dal retro dell’auto. “Uccideranno il ragazzo”, dice una voce nel video mentre le gambe di Santos smettono di muoversi. I sanitari hanno confermato che l’uomo è morto per asfissia ma non erano in grado di stabilire le cause. La vedova, Maria Fabiana dos Santos, ha definito l’incidente “un crimine”. Ha detto al sito brasiliano G1 che suo marito non era mai stato violento.
La tragedia ha scosso l’intero Brasile e provocato una forte condanna. L’eco è stata ancora più profonda perché è avvenuta esattamente lo stesso giorno in cui si commemorava il secondo anniversario dell’omicidio di George Floyd negli Usa. Anche lui soffocato. Come Genivaldo Jesus Santos. Il primo dal ginocchio di un poliziotto, il secondo dal gas dentro il bagagliaio di una macchina di pattuglia. Erano entrambi di colore. Twitta Renata Souza, attivista e politica nera: “Un altro corpo nero giustiziato dalle mani dello Stato. È inaccettabile”.
La Repubblica
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